Introduzione. Le fratture biossee di avambraccio sono tra le più frequenti in età pediatrica; tra le complicanze più rare sono descritti gli intrappolamenti muscolo-tendinei.
Materiali e metodi. Gli autori descrivono il caso di una paziente di 10 anni giunta alla visita a quasi 3 mesi di distanza in seguito a una frattura biossea di avambraccio trattata incruentemente e che clinicamente presentava un atteggiamento in flessione di 3-4-5 dito della mano sinistra correggibile a polso flesso ma in peggioramento a polso esteso in assenza di deficit sensitivi. L’esame EMG risultava negativa e la RM mostrava solo un’alterazione di segnale del flessore profondo delle dita. Intra-operatoriamente, si è riscontrato un intrappolamento del flessore profondo del 4 dito, inglobato nel callo osseo della frattura ulnare, che ha richiesto una ricostruzione con innesto tendineo prelevato dal flessore radiale del carpo in associazione a tenolisi e allungamento frazionato sugli altri tendini coinvolti.
Risultati. Al controllo a distanza di un anno si è ottenuto un recupero completo dell’estensione delle dita.
Discussione. Il caso clinico presenta le stesse analogie di quelli descritti in letteratura. Il sospetto va posto in diagnosi differenziale con la sindrome compartimentale e le lesioni neurologiche.
Conclusione. L’intrappolamento del flessore profondo delle dita nel callo osseo di una frattura biossea di avambraccio in età pediatrica è una rara ma possibile complicanza. Una volta diagnosticato, si deve intervenire al fine di evitare complicanze tardive e permettere un recupero completo della funzionalità.